Viaggio in Mozambico

Posted by Lucia Capriotti

Il prossimo anno l'associazione compirà vent'anni e il primo progetto è stato ARMANDINHO. I soci e i benefattori sanno che questo progetto (vedi sezione PROGETTI IN MOZAMBICO) sostiene alunni bisognosi di due scuole private a Maputo: CENTRO INFANTIL ESPERANÇA e NOSSA SENHORA DAS VITORIAS, nella capitale Maputo.

L'altro progetto è FONDO SCUOLA, per sostenere studenti di scuole superiori o universitari, nella città e nella provincia di Nampula, sempre in Mozambico.

Come è naturale, in tanti anni la storia e la vita di un Paese cambia, le esigenze evolvono. Dialogando con il Consiglio, ho deciso di venire in Mozambico per verificare i progetti, eventualmente modificarli o crearne di nuovi, cercando di rispondere alle necessità attuali.

E così da venerdì 30 settembre, sono a Maputo, nella casa della Compagnia Missionaria. 

Sono già stata qui nel 1995, con altre missionarie e un gruppo di giovani. Era finita la guerra civile da meno di tre anni. C'era una grande povertà e tanta distruzione.

Oggi Maputo è una città diversa. Certo, ci sono sacche di povertà, quartieri depressi, ma c'è anche sviluppo, vita migliore, cresce il benessere.

Quello che colpisce qui è l'alta percentuale di giovani, ragazzi, bambini. 

Ricordo che quando tornai dal Mozambico in Italia, nel 1995, a chi mi chiedeva cosa avessi visto, rispondevo: "Ho visto la vita. La gente è povera, ma è VIVA!". Diversamente da ciò che si vede in Italia, in Europa. Oggi, qui in città la povertà è molto diminuita, e questo è bello. Ma molto più bello è vedere ancora la vita, la vita giovane.

Vedere una vita prorompente.

0Anche stamattina a messa. La chiesa piena. Una grande chiesa piena di gente: NOSSA SENHORA DAS VITORIAS. E gente giovane! E gente viva! Una chiesa che cresce, che accoglie, che condivide.

Certo, la celebrazione, in tutti i paesi africani è vivacissima, soprattutto per i canti e le danze. Una liturgia dove nulla è improvvisato. Una coreografia armoniosa e coinvolgente.  Durata della celebrazione un'ora e mezza, ma non te ne accorgi. E riesci a pregare. 

Ciò che lascia sbalorditi, però, non è questo, ma ciò che avviene dopo e che dura ancora 30/40 minuti. Quelli che noi chiamiamo "avvisi", ma si tratta della condivisione della vita della comunità. Già all'offertorio, le persone si sono alzate e, in fila come per la comunione, sono andate a deporre l'offerta nelle apposite cassette che poi sono state portate all'altare. Al termine, altri gruppi di persone, divisi per categorie, vanno a deporre la loro offerta. Poi vengono cantati gli auguri a chi compie gli anni. Poi vengono presentati gli impegni della settimana e le persone che svolgono vari servizi. e altro ancora. Nessuno si muove dal proprio posto. Nessuno dà segni di stanchezza o di noia. Anzi, più volte si intona un canto, in risposta a ciò che è stato comunicato dal sacerdote o da qualche ministrante. Ma non è improvvisato. E' tutto programmato. 

Dopo aver ascoltato la Parola e condiviso l'Unico Pane, viene condivisa la vita concreta, quotidiana, della comunità, che è composta da piccole comunità di base: vicini di casa che si riuniscono settimanalmente per pregare, ascoltare e meditare la Parola, visitare i malati, condividere la vita delle famiglie. E la domenica, al termine dell'Eucaristia, anzi come continuazione dell'Eucaristia, tutto viene riportato e condiviso nella comunità parrocchiale. 

E infine la comunicazione più incredibile: il resoconto delle offerte ricevute e delle spese sostenute.

E mentre partecipo a tutto questo rifletto e prego: Mio Dio, spero che presto questi laici cristiani vengano ad evangelizzare le nostre parrocchie che non sanno cosa sia la comunità. 

Sono una missionaria. Perché sono qui, dove ormai le nostre missionarie, grazie a Dio, sono quasi tutte mozambicane? Sono qui per sostenere il cammino di promozione culturale dei giovani, perché un popolo che non studia non può crescere economicamente, socialmente, non sarà mai veramente libero. Vengo da un Paese più ricco e sono qui per imparare la condivisione e cercare di insegnarla ad altri, tornando in Italia. Ma per quanto riguarda la crescita ecclesiale, abbiamo bisogno noi di questi laici cristiani.

Grazie, Signore, per questa esperienza così intensa, alla messa delle 8 di questa mattina, domenica 2 ottobre 2022. A Maputo.

Il prossimo anno l'associazione compirà vent'anni e il primo progetto è stato ARMANDINHO. I soci e i benefattori sanno che questo progetto (vedi sezione PROGETTI IN MOZAMBICO) sostiene alunni bisognosi di due scuole private a Maputo: CENTRO INFANTIL ESPERANÇA e NOSSA SENHORA DAS VITORIAS, nella capitale Maputo.

L'altro progetto è FONDO SCUOLA, per sostenere studenti di scuole superiori o universitari, nella città e nella provincia di Nampula, sempre in Mozambico.

Come è naturale, in tanti anni la storia e la vita di un Paese cambia, le esigenze evolvono. Dialogando con il Consiglio, ho deciso di venire in Mozambico per verificare i progetti, eventualmente modificarli o crearne di nuovi, cercando di rispondere alle necessità attuali.

E così da venerdì 30 settembre, sono a Maputo, nella casa della Compagnia Missionaria. 

Sono già stata qui nel 1995, con altre missionarie e un gruppo di giovani. Era finita la guerra civile da meno di tre anni. C'era una grande povertà e tanta distruzione.

Oggi Maputo è una città diversa. Certo, ci sono sacche di povertà, quartieri depressi, ma c'è anche sviluppo, vita migliore, cresce il benessere.

Quello che colpisce qui è l'alta percentuale di giovani, ragazzi, bambini. 

Ricordo che quando tornai dal Mozambico in Italia, nel 1995, a chi mi chiedeva cosa avessi visto, rispondevo: "Ho visto la vita. La gente è povera, ma è VIVA!". Diversamente da ciò che si vede in Italia, in Europa. Oggi, qui in città la povertà è molto diminuita, e questo è bello. Ma molto più bello è vedere ancora la vita, la vita giovane.

Vedere una vita prorompente.

0Anche stamattina a messa. La chiesa piena. Una grande chiesa piena di gente: NOSSA SENHORA DAS VITORIAS. E gente giovane! E gente viva! Una chiesa che cresce, che accoglie, che condivide.

Certo, la celebrazione, in tutti i paesi africani è vivacissima, soprattutto per i canti e le danze. Una liturgia dove nulla è improvvisato. Una coreografia armoniosa e coinvolgente.  Durata della celebrazione un'ora e mezza, ma non te ne accorgi. E riesci a pregare. 

Ciò che lascia sbalorditi, però, non è questo, ma ciò che avviene dopo e che dura ancora 30/40 minuti. Quelli che noi chiamiamo "avvisi", ma si tratta della condivisione della vita della comunità. Già all'offertorio, le persone si sono alzate e, in fila come per la comunione, sono andate a deporre l'offerta nelle apposite cassette che poi sono state portate all'altare. Al termine, altri gruppi di persone, divisi per categorie, vanno a deporre la loro offerta. Poi vengono cantati gli auguri a chi compie gli anni. Poi vengono presentati gli impegni della settimana e le persone che svolgono vari servizi. e altro ancora. Nessuno si muove dal proprio posto. Nessuno dà segni di stanchezza o di noia. Anzi, più volte si intona un canto, in risposta a ciò che è stato comunicato dal sacerdote o da qualche ministrante. Ma non è improvvisato. E' tutto programmato. 

Dopo aver ascoltato la Parola e condiviso l'Unico Pane, viene condivisa la vita concreta, quotidiana, della comunità, che è composta da piccole comunità di base: vicini di casa che si riuniscono settimanalmente per pregare, ascoltare e meditare la Parola, visitare i malati, condividere la vita delle famiglie. E la domenica, al termine dell'Eucaristia, anzi come continuazione dell'Eucaristia, tutto viene riportato e condiviso nella comunità parrocchiale. 

E infine la comunicazione più incredibile: il resoconto delle offerte ricevute e delle spese sostenute.

E mentre partecipo a tutto questo rifletto e prego: Mio Dio, spero che presto questi laici cristiani vengano ad evangelizzare le nostre parrocchie che non sanno cosa sia la comunità. 

Sono una missionaria. Perché sono qui, dove ormai le nostre missionarie, grazie a Dio, sono quasi tutte mozambicane? Sono qui per sostenere il cammino di promozione culturale dei giovani, perché un popolo che non studia non può crescere economicamente, socialmente, non sarà mai veramente libero. Vengo da un Paese più ricco e sono qui per imparare la condivisione e cercare di insegnarla ad altri, tornando in Italia. Ma per quanto riguarda la crescita ecclesiale, abbiamo bisogno noi di questi laici cristiani.

Grazie, Signore, per questa esperienza così intensa, alla messa delle 8 di questa mattina, domenica 2 ottobre 2022. A Maputo.