DIPLOMATI e... INVIATI

Posted by Serafina Ribeiro

Il 13 dicembre 2013, l’Istituto di formazione per docenti di Nampula ha consegnato il diploma a 481 insegnanti per la scuola primaria. La cerimonia è avvenuta nella scuola superiore di Muatala.
Ana Rita, una delle giovani in formazione del gruppo CM di Nampula, mi aveva invitato a partecipare a questo evento importante, dove anche lei avrebbe ricevuto il diploma di insegnante, semaforo verde per entrare nel campo del lavoro. Con molta gioia vi partecipai per condividere le speranze, le attese, i sogni, non solo di Ana Rita, ma di tutti questi giovani che, con il Diploma tra le mani, sono inviati a favorire lo sviluppo integrale dei loro alunni.
Terminata la formazione professionale e accademica, sono stati considerati pronti per affrontare la professione di insegnanti – educatori in una società in costante cambiamento a livello sociale, politico, economico… Un mare di giovani…Erano davvero belli…, con i loro vestiti bianco-azzurro, tanto da farmi pensare ai loro futuri alunni come tele bianche e pronte per dipingervi i valori che danno senso alla vita e che aprono alla trascendenza di loro stessi.
Certamente questi futuri educatori sperimenteranno molte volte le contingenze della vita, incontreranno ostacoli, ma l’importante è non perdere l’orizzonte e continuare a guardare il cielo e credere che tutto si può migliorare se ciascuno dà la sua goccia d’acqua e che l’educazione è essenziale per formare un’umanità nuova nella quale “il lupo dimorerà insieme all’agnello, il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà” (Is 11,6).
Guardandoli, vedevo in loro come una promessa per i bambini mozambicani. Dio voglia che, nonostante le difficoltà dovute alla scarsità di risorse, di trasporti, di scuole molto distanti dai luoghi di residenza…non offuschino lo splendore e la gioia di questo giorno e la fiducia che tutti  poniamo in loro: governo, genitori, professori, educatori… Speriamo che siano sempre degni della sacralità della missione di aprire i bambini alla luce della scienza e della sapienza. Non bastano nuove pedagogie per trasmettere nuove conoscenze, ma è necessario essere sapienti per trasmettere sapienza e umiltà per riconoscere che “insegnare non è trasmettere conoscenze, ma creare le possibilità per la loro produzione o la loro costruzione” (Paulo Freire).
Sono rimasta contenta nell’udire uno dei Direttori che, rivolgendosi agli alunni, diceva che erano molto belli, e li esortava a conservare sempre la bellezza, che approfittassero del tempo libero dalle lezioni in aula per programmare e prepararsi bene… Li avvertì riguardo al pericolo dell’alcool, dell’HIV e li stimolò ad essere sempre degni della missione che veniva loro affidata e ricordò loro che il futuro era nelle loro mani. Il beato Giovanni Paolo II, nei suoi discorsi ai giovani, manifestava sempre la speranza e la fiducia che aveva in loro: “Carissimi giovani, permettetemi di confidarvi la mia speranza: siete voi che dovete diventare ‘costruttori’. Voi siete gli uomini e le donne del futuro; l’avvenire è nei vostri cuori e nelle vostre mani. È a voi che Dio affida il compito, difficile ma esaltante, di collaborare con Lui per edificare la civiltà dell’amore”(XVII GMG, Toronto 2002).
Il compito, collocato nelle loro mani, forti e fragili al tempo stesso, è senza dubbio arduo, ma nobile, il più nobile: educare, insegnare, aiutare a crescere, ad aprirsi alla vita e al sogno: “Nessun uomo potrà rivelarvi niente se non quello che già è semiaddormentato nell’aurora della vostra mente”(Khalil Gibran).
Ho colto da parte di tutto il corpo docente una gioia immensa, un affetto filiale, una speranza che incoraggiava ad assumere, con amore e dedizione, la missione di cui i diplomati erano stasti investiti e inviati. A somiglianza del mandato di papa Francesco, al termine della Giornata Mondiale dei giovani in Brasile, dico a ciascuno di questi giovani: “Andate, senza paura, per servire!”, per costruire, con l’arma dell’educazione, la Patria Amata, l’inno che avete intonato con grande solennità e che ci ha messi tutti davanti ai sacri aneliti del popolo mozambicano.
Il 13 dicembre 2013, l’Istituto di formazione per docenti di Nampula ha consegnato il diploma a 481 insegnanti per la scuola primaria. La cerimonia è avvenuta nella scuola superiore di Muatala. Ana Rita, una delle giovani in formazione del gruppo CM di Nampula, mi aveva invitato a partecipare a questo evento importante, dove anche lei avrebbe ricevuto il diploma di insegnante, semaforo verde per entrare nel campo del lavoro. Con molta gioia vi partecipai per condividere le speranze, le attese, i sogni, non solo di Ana Rita, ma di tutti questi giovani che, con il Diploma tra le mani, sono inviati a favorire lo sviluppo integrale dei loro alunni. Terminata la formazione professionale e accademica, sono stati considerati pronti per affrontare la professione di insegnanti – educatori in una società in costante cambiamento a livello sociale, politico, economico… Un mare di giovani…Erano davvero belli…, con i loro vestiti bianco-azzurro, tanto da farmi pensare ai loro futuri alunni come tele bianche e pronte per dipingervi i valori che danno senso alla vita e che aprono alla trascendenza di loro stessi. Certamente questi futuri educatori sperimenteranno molte volte le contingenze della vita, incontreranno ostacoli, ma l’importante è non perdere l’orizzonte e continuare a guardare il cielo e credere che tutto si può migliorare se ciascuno dà la sua goccia d’acqua e che l’educazione è essenziale per formare un’umanità nuova nella quale “il lupo dimorerà insieme all’agnello, il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà” (Is 11,6). Guardandoli, vedevo in loro come una promessa per i bambini mozambicani. Dio voglia che, nonostante le difficoltà dovute alla scarsità di risorse, di trasporti, di scuole molto distanti dai luoghi di residenza…non offuschino lo splendore e la gioia di questo giorno e la fiducia che tutti poniamo in loro: governo, genitori, professori, educatori… Speriamo che siano sempre degni della sacralità della missione di aprire i bambini alla luce della scienza e della sapienza. Non bastano nuove pedagogie per trasmettere nuove conoscenze, ma è necessario essere sapienti per trasmettere sapienza e umiltà per riconoscere che “insegnare non è trasmettere conoscenze, ma creare le possibilità per la loro produzione o la loro costruzione” (Paulo Freire). Sono rimasta contenta nell’udire uno dei Direttori che, rivolgendosi agli alunni, diceva che erano molto belli, e li esortava a conservare sempre la bellezza, che approfittassero del tempo libero dalle lezioni in aula per programmare e prepararsi bene… Li avvertì riguardo al pericolo dell’alcool, dell’HIV e li stimolò ad essere sempre degni della missione che veniva loro affidata e ricordò loro che il futuro era nelle loro mani. Il beato Giovanni Paolo II, nei suoi discorsi ai giovani, manifestava sempre la speranza e la fiducia che aveva in loro: “Carissimi giovani, permettetemi di confidarvi la mia speranza: siete voi che dovete diventare ‘costruttori’. Voi siete gli uomini e le donne del futuro; l’avvenire è nei vostri cuori e nelle vostre mani. È a voi che Dio affida il compito, difficile ma esaltante, di collaborare con Lui per edificare la civiltà dell’amore”(XVII GMG, Toronto 2002). Il compito, collocato nelle loro mani, forti e fragili al tempo stesso, è senza dubbio arduo, ma nobile, il più nobile: educare, insegnare, aiutare a crescere, ad aprirsi alla vita e al sogno: “Nessun uomo potrà rivelarvi niente se non quello che già è semiaddormentato nell’aurora della vostra mente”(Khalil Gibran). Ho colto da parte di tutto il corpo docente una gioia immensa, un affetto filiale, una speranza che incoraggiava ad assumere, con amore e dedizione, la missione di cui i diplomati erano stasti investiti e inviati. A somiglianza del mandato di papa Francesco, al termine della Giornata Mondiale dei giovani in Brasile, dico a ciascuno di questi giovani: “Andate, senza paura, per servire!”, per costruire, con l’arma dell’educazione, la Patria Amata, l’inno che avete intonato con grande solennità e che ci ha messi tutti davanti ai sacri aneliti del popolo mozambicano.