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Una mamma di trent’anni,
intraprendente, con una figlia di due anni, che di quando in quando alza il
mento della mamma per vederla sorridere. Una donna intelligente, volitiva, con la tristezza le rode il cuore e la
rende scura in viso. Una settimana fa mi
raccontò la sua storia:
“Terminato il Ginnasio, ebbi fortuna ed entrai
all’università. Un corso interessante: Gestione e contabilità bancaria! Il
babbo mi aiutava e mio fratello anche. Conobbi il padre di Bernardina. Lui
lavorava in un’impresa di trasporti privati e siamo stati fidanzati cinque
anni. Poi ci unimmo e nacque la bimba. Dopo
pochi mesi mio papà è morto di infarto ed io e mio fratello ci sentiamo persi. La
mamma è già deceduta da anni.
Mio fratello si riprende e mi aiuta, ma in casa con il
mio compagno le discussioni sono tante. Siamo due testoni e nessuno vuole
perdere”.
Parla come se le ferite del cuore si stessero
riaprendo... Lo avverte anche la bambina, vivace e sensibile e le si stringe al
grembo. Quanti cuori trafitti, mi
dico!
“Ora” continua “ non studio più, faccio un po’di mercatino, con prodotti che tutti
vendono... , ma è difficile, vivere! Il mio compagno è partito per il Nord, in
cerca di fortuna. La bambina ci da motivo di rimanere in contatto, lei vuole
sentire il papà”.
La sofferenza di
questa donna, giovane, con un fallimento che le brucia in cuore, mi prende, e intuisco
la discesa progressiva che ne è seguita nella coppia. Finché il papà era vivo non c’erano conflitti
economici; lui pagava tutte le spese, l’università costosa della figlia: 100 €
al mese. Pagava i costi della bambina e tutto il resto. Il compagno di Rosalina
fa un lavoro precario e di rischio, sempre alle prese con la Polizia stradale e
con un minimo di guadagno da motorista di trasporto pubblico. Come può far fronte alle spese di università
della moglie e mantenimento della figlia? Rosalina è semplice, ma anche moderna
e di certo non coglie l’aspetto culturale: l’umiliazione del compagno per la dipendenza
dal suocero . Il senso di inferiorità dell’uomo è un peso sociale e mette a dura prova il giovane compagno, che
neppure può vantare un buon stipendio.
Rosalina, oggi, è
una donna frustrata e triste, la sua voglia di emergere ha avuto il sopravvento
e forse le ha tolto la capacità di stabilire una scala di valori per la
felicità sua, del compagno e della bimba. Guardo a Bernardina, aggrappata alla madre: due occhioni intelligenti ma
con un velo di tristezza, che paiono dire: ce la faremo a vivere uniti! E anche
la mamma ci spera!
Abbiamo parlato a lungo, e spero che Rosalina abbia colto
cosa deve cambiare in lei e nel compagno per la gioia della bimba.