Un anno in Guinea Bissau

Posted by Elisa Marini

Ciao! Sono ancora io, Elisa, la ragazza che per tutto l’anno scorso ha trascorso un periodo di volontariato presso la Missione e Scuola San Paolo, a Bissau (Guinea Bissau). Nello scorso articolo avevo raccontato un po’ di cosucce riguardo al mio arrivo in missione, i primi giorni di ambientamento nella nuova realtà, la conoscenza delle missionarie che vivono e lavorano qui, la convivenza con loro e la vita di tutti i giorni in questo contesto. Il mio arrivo qui è stato a fine luglio 2011, è seguita poi nel mese di agosto la frequenza al corso di criolo (la lingua locale parlata comunemente dalle persone del posto), organizzato dalla diocesi di Bissau per i nuovi missionari e volontari appena arrivati, e successivamente nel mese di settembre ho conosciuto i miei nuovi colleghi ed ho preparato un po’ di materiale utile (o presumibilmente adatto) al mio lavoro di insegnante di supporto agli alunni della classe prima.

Collaborazione in prima classe
In quest’ultimo periodo libero prima dell’inizio tanto atteso delle lezioni, ho conosciuto Edneusa, maestra guineense di 23 anni, laureanda in scienze dell’educazione, molto preparata e simpatica, con cui poi avrei lavorato sempre in compresenza in classe durante tutti i mesi di lavoro e che mi ha illustrato brevemente il programma da svolgere nel corso dell’anno scolastico, le metodologie utilizzate, feste particolari che sarebbero state organizzate. Mi sono subito trovata bene a collaborare con lei, anche se all’inizio la comprensione linguistica tra di noi non era perfetta (cioè io delle sue spiegazioni e dei suoi dialoghi capivo perfettamente tutto, ma il mio criolo aveva bisogno di esercizio pratico), ma molto aiutavano la mimica facciale e gestuale e la sua maniera di fare molto accogliente.
I nomi degli alunni con cui avrei dovuto lavorare li conoscevo ancora solo sulla carta. Sapevo che sarebbero dovuti essere 48, di età differenti (dai 14 ai 6 anni) con nomi per me insoliti, non tutti cattolici e non tutti provenienti dalla stessa etnia, ma la maggior parte di loro abitava nelle vicinanze della scuola o nel quartiere vicino. 
Finalmente, dopo una lunga attesa, il 26 settembre è iniziata la scuola. Il primo giorno è sempre molto emozionante, e poi in un contesto totalmente nuovo come quello della Guinea Bissau, per me questa volta lo è stato più del solito. Mi ricordo che molti bambini erano arrivati a scuola 30 minuti prima del suono della campanella, molti a piedi, accompagnati da qualche vicino di casa che frequentava le ultime classi, o da qualche fratello più grande. Molto pochi erano quelli che arrivavano assieme a qualche genitore. 
Pochissimi erano coloro che riuscivano a farsi accompagnare in macchina, in moto o a venire utilizzando la loro bicicletta. Molti il primo giorno erano ancora sprovvisti della divisa della scuola, dei libri e di molto materiale scolastico, ma più o meno tutti avevano con sé la merenda per la ricreazione. 

Scuola san Paolo
La scuola San Paolo è un complesso scolare comprendente sia insegnamento basico (equivalente alla nostra scuola elementare: dalla 1ª alla 4ª classe) e secondo ciclo d’istruzione (cioè la nostra scuola media: 5ª e 6ª classe), formato da tre edifici contenti sale dedicate alle classi, un bagno senza divisione maschi e femmine), una sala professori, una piccola segreteria (dedicata principalmente al ricevimento delle iscrizioni degli alunni e al pagamento delle rette trimestrali) e una sala dove si sta allestendo a poco a poco una biblioteca.
La scuola funzionava dal lunedì al venerdì e ciascuna classe era attiva per due turni: mattina dalle 8.00 alle 12.30 (per le classi prima, seconda, quinta e sesta) e pomeriggio dalle ore 14.00 alle ore 18.30 (per le classi terza e quarta). 
Una volta suonata ufficialmente la campanella, siamo entrati nella nostra classe. Alcuni bambini erano stati accompagnati fin dentro dai loro genitori. La direttrice è anche passata a salutare i suoi piccoli e nuovi studenti e a fare un breve discorso di presentazione. Ricordo che su 48 alunni scritti nell’elenco della classe prima, gli assenti erano più o meno 10 -12: molte famiglie non avevano ben appreso la data dell’inizio delle lezioni. Più o meno 6-8 alunni di classe prima erano ripententi. Nel pomeriggio di quello stesso giorno Antonieta, la direttrice della scuola, mi aveva comunicato che già due persone della mia classe avevano deciso di ritirarsi per varie cause. Tra questi anche l’unico alunno di 14 anni, che forse aveva deciso di passare ad iscriversi ad un corso di alfabetizzazione per adolescenti ed adulti.
Più in generale, per chi andava a scuola alla mattina più o meno la giornata si svolgeva così: sveglia presto (cioè verso le 6.00-6.30), per chi è fortunato c’era la colazione, per chi è meno fortunato no, si facevano dei lavoretti in casa, a volte si andava anche a prendere l’acqua al pozzo, si spazzava la casa, ci si preparavano la cartella e la merenda (che spesso era formata da un panino con il burro o col miele ed un succo di frutta dentro ad un termos) e poi si partiva a piedi per la scuola. Molti riuscivano ad arrivare in anticipo, verso le 7.45-7.50. Altri invece arrivavano, spesso per vari giorni consecutivi, anche con 30 o più minuti di ritardo ed in quel caso venivano rimandati a casa. 
Il primo turno di scuola aveva i seguenti orari: dalle 8.00- alle 10.00, poi seguiva la ricreazione fino alle 10.30, e poi ricominciava la lezione, fino alle 12.30.
Chi doveva andare a scuola nel pomeriggio, invece, durante la mattinata si alzava anche lui piuttosto presto, svolgeva molti lavori di casa, studiava un poco, aiutava in cucina e mangiava piuttosto presto e si incamminava sotto il sole cocente verso la scuola, camminando in queste condizioni anche per 30-40 minuti. Dalle 14.00 alle 16.00 c’era il primo blocco di lezione pomeridiana per gli alunni delle classi terze e quarte, poi seguiva mezz’ora di ricreazione e successivamente la scuola proseguiva fino alle 18.30, incamminarsi verso casa intorno a quell’ora significava tornare all’imbrunire.

Lezione e attenzione
In generale la lezione iniziava sempre con la recita corale della preghiera (vi prendevano parte con entusiasmo anche gli alunni di religione mussulmana, che nella mia classe erano più o meno metà) e poi seguiva la trattazione di qualche argomento relativo alle discipline previste dall’orario scolastico.
Più difficili del solito si sono rivelati per me il mantenere a lungo l’attenzione degli alunni, la disciplina, il silenzio e far rispettare le regole dello stare in classe, anche perché era per me difficile allacciare rapporti di collaborazione educativa con i genitori, almeno inizialmente, sia per difficoltà linguistiche, sia perché era difficile poterli incontrare se i bambini raggiungevano la scuola da soli o accompagnati soltanto dagli amichetti.
Il primo giorno di scuola è iniziato con una presentazione degli alunni e delle insegnanti e poi, a turni di due alla volta, i bambini sono andati alla lavagna per tracciare alcuni pregrafismi, mentre chi nel frattempo aspettava al posto, ripeteva lo stesso esercizio copiandolo sul suo quadernino a righe di quinta elementare. Chi per quella mattinata non possedeva il quaderno, svolgeva l’esercizio su di un foglio gentilmente donatogli da un compagno. Quest’attività ha impiegato molto più tempo rispetto alle mie normali abitudini, a causa del numero elevato degli alunni che si dovevano avvicendare e per l’impossibilità di poter fare fotocopie.

I professori
Anche per i professori stessi la vita lavorativa era abbastanza dura, poiché si lavorava con gran poco materiale, sussidi, strumenti, guide didattiche, possibilità di fare fotocopie…inoltre molti di loro, per poter mantenere la famiglia, facevano un doppio lavoro. Ad esempio durante il mattino erano insegnanti alla scuola San Paolo, mentre al pomeriggio andavano a lavorare in un istituto scolastico differente, mentre molti dei maestri delle classi terze e quarte facevano il contrario. 
Considerando anche il fatto che i trasporti erano molto lenti e che le comodità in casa erano molto inferiori a quelle di qui, conciliare lavoro e famiglia diventava particolarmente difficile….
Si è rivelato fin da subito un anno scolastico dal punto di vista lavorativo molto complesso, ricco di nuove difficoltà da affrontare e risolvere ma anche molto particolare e stimolante…
Molte cose ci sarebbero ancora da raccontare, ma mi fermo qui… un saluto. 
Ciao! Sono ancora io, Elisa, la ragazza che per tutto l’anno scorso ha trascorso un periodo di volontariato presso la Missione e Scuola San Paolo, a Bissau (Guinea Bissau). Nello scorso articolo avevo raccontato un po’ di cosucce riguardo al mio arrivo in missione, i primi giorni di ambientamento nella nuova realtà, la conoscenza delle missionarie che vivono e lavorano qui, la convivenza con loro e la vita di tutti i giorni in questo contesto. Il mio arrivo qui è stato a fine luglio 2011, è seguita poi nel mese di agosto la frequenza al corso di criolo (la lingua locale parlata comunemente dalle persone del posto), organizzato dalla diocesi di Bissau per i nuovi missionari e volontari appena arrivati, e successivamente nel mese di settembre ho conosciuto i miei nuovi colleghi ed ho preparato un po’ di materiale utile (o presumibilmente adatto) al mio lavoro di insegnante di supporto agli alunni della classe prima. Collaborazione in prima classe In quest’ultimo periodo libero prima dell’inizio tanto atteso delle lezioni, ho conosciuto Edneusa, maestra guineense di 23 anni, laureanda in scienze dell’educazione, molto preparata e simpatica, con cui poi avrei lavorato sempre in compresenza in classe durante tutti i mesi di lavoro e che mi ha illustrato brevemente il programma da svolgere nel corso dell’anno scolastico, le metodologie utilizzate, feste particolari che sarebbero state organizzate. Mi sono subito trovata bene a collaborare con lei, anche se all’inizio la comprensione linguistica tra di noi non era perfetta (cioè io delle sue spiegazioni e dei suoi dialoghi capivo perfettamente tutto, ma il mio criolo aveva bisogno di esercizio pratico), ma molto aiutavano la mimica facciale e gestuale e la sua maniera di fare molto accogliente. I nomi degli alunni con cui avrei dovuto lavorare li conoscevo ancora solo sulla carta. Sapevo che sarebbero dovuti essere 48, di età differenti (dai 14 ai 6 anni) con nomi per me insoliti, non tutti cattolici e non tutti provenienti dalla stessa etnia, ma la maggior parte di loro abitava nelle vicinanze della scuola o nel quartiere vicino. Finalmente, dopo una lunga attesa, il 26 settembre è iniziata la scuola. Il primo giorno è sempre molto emozionante, e poi in un contesto totalmente nuovo come quello della Guinea Bissau, per me questa volta lo è stato più del solito. Mi ricordo che molti bambini erano arrivati a scuola 30 minuti prima del suono della campanella, molti a piedi, accompagnati da qualche vicino di casa che frequentava le ultime classi, o da qualche fratello più grande. Molto pochi erano quelli che arrivavano assieme a qualche genitore. Pochissimi erano coloro che riuscivano a farsi accompagnare in macchina, in moto o a venire utilizzando la loro bicicletta. Molti il primo giorno erano ancora sprovvisti della divisa della scuola, dei libri e di molto materiale scolastico, ma più o meno tutti avevano con sé la merenda per la ricreazione. Scuola san Paolo La scuola San Paolo è un complesso scolare comprendente sia insegnamento basico (equivalente alla nostra scuola elementare: dalla 1ª alla 4ª classe) e secondo ciclo d’istruzione (cioè la nostra scuola media: 5ª e 6ª classe), formato da tre edifici contenti sale dedicate alle classi, un bagno senza divisione maschi e femmine), una sala professori, una piccola segreteria (dedicata principalmente al ricevimento delle iscrizioni degli alunni e al pagamento delle rette trimestrali) e una sala dove si sta allestendo a poco a poco una biblioteca. La scuola funzionava dal lunedì al venerdì e ciascuna classe era attiva per due turni: mattina dalle 8.00 alle 12.30 (per le classi prima, seconda, quinta e sesta) e pomeriggio dalle ore 14.00 alle ore 18.30 (per le classi terza e quarta). Una volta suonata ufficialmente la campanella, siamo entrati nella nostra classe. Alcuni bambini erano stati accompagnati fin dentro dai loro genitori. La direttrice è anche passata a salutare i suoi piccoli e nuovi studenti e a fare un breve discorso di presentazione. Ricordo che su 48 alunni scritti nell’elenco della classe prima, gli assenti erano più o meno 10 -12: molte famiglie non avevano ben appreso la data dell’inizio delle lezioni. Più o meno 6-8 alunni di classe prima erano ripententi. Nel pomeriggio di quello stesso giorno Antonieta, la direttrice della scuola, mi aveva comunicato che già due persone della mia classe avevano deciso di ritirarsi per varie cause. Tra questi anche l’unico alunno di 14 anni, che forse aveva deciso di passare ad iscriversi ad un corso di alfabetizzazione per adolescenti ed adulti. Più in generale, per chi andava a scuola alla mattina più o meno la giornata si svolgeva così: sveglia presto (cioè verso le 6.00-6.30), per chi è fortunato c’era la colazione, per chi è meno fortunato no, si facevano dei lavoretti in casa, a volte si andava anche a prendere l’acqua al pozzo, si spazzava la casa, ci si preparavano la cartella e la merenda (che spesso era formata da un panino con il burro o col miele ed un succo di frutta dentro ad un termos) e poi si partiva a piedi per la scuola. Molti riuscivano ad arrivare in anticipo, verso le 7.45-7.50. Altri invece arrivavano, spesso per vari giorni consecutivi, anche con 30 o più minuti di ritardo ed in quel caso venivano rimandati a casa. Il primo turno di scuola aveva i seguenti orari: dalle 8.00- alle 10.00, poi seguiva la ricreazione fino alle 10.30, e poi ricominciava la lezione, fino alle 12.30. Chi doveva andare a scuola nel pomeriggio, invece, durante la mattinata si alzava anche lui piuttosto presto, svolgeva molti lavori di casa, studiava un poco, aiutava in cucina e mangiava piuttosto presto e si incamminava sotto il sole cocente verso la scuola, camminando in queste condizioni anche per 30-40 minuti. Dalle 14.00 alle 16.00 c’era il primo blocco di lezione pomeridiana per gli alunni delle classi terze e quarte, poi seguiva mezz’ora di ricreazione e successivamente la scuola proseguiva fino alle 18.30, incamminarsi verso casa intorno a quell’ora significava tornare all’imbrunire. Lezione e attenzione In generale la lezione iniziava sempre con la recita corale della preghiera (vi prendevano parte con entusiasmo anche gli alunni di religione mussulmana, che nella mia classe erano più o meno metà) e poi seguiva la trattazione di qualche argomento relativo alle discipline previste dall’orario scolastico. Più difficili del solito si sono rivelati per me il mantenere a lungo l’attenzione degli alunni, la disciplina, il silenzio e far rispettare le regole dello stare in classe, anche perché era per me difficile allacciare rapporti di collaborazione educativa con i genitori, almeno inizialmente, sia per difficoltà linguistiche, sia perché era difficile poterli incontrare se i bambini raggiungevano la scuola da soli o accompagnati soltanto dagli amichetti. Il primo giorno di scuola è iniziato con una presentazione degli alunni e delle insegnanti e poi, a turni di due alla volta, i bambini sono andati alla lavagna per tracciare alcuni pregrafismi, mentre chi nel frattempo aspettava al posto, ripeteva lo stesso esercizio copiandolo sul suo quadernino a righe di quinta elementare. Chi per quella mattinata non possedeva il quaderno, svolgeva l’esercizio su di un foglio gentilmente donatogli da un compagno. Quest’attività ha impiegato molto più tempo rispetto alle mie normali abitudini, a causa del numero elevato degli alunni che si dovevano avvicendare e per l’impossibilità di poter fare fotocopie. I professori Anche per i professori stessi la vita lavorativa era abbastanza dura, poiché si lavorava con gran poco materiale, sussidi, strumenti, guide didattiche, possibilità di fare fotocopie…inoltre molti di loro, per poter mantenere la famiglia, facevano un doppio lavoro. Ad esempio durante il mattino erano insegnanti alla scuola San Paolo, mentre al pomeriggio andavano a lavorare in un istituto scolastico differente, mentre molti dei maestri delle classi terze e quarte facevano il contrario. Considerando anche il fatto che i trasporti erano molto lenti e che le comodità in casa erano molto inferiori a quelle di qui, conciliare lavoro e famiglia diventava particolarmente difficile…. Si è rivelato fin da subito un anno scolastico dal punto di vista lavorativo molto complesso, ricco di nuove difficoltà da affrontare e risolvere ma anche molto particolare e stimolante… Molte cose ci sarebbero ancora da raccontare, ma mi fermo qui… un saluto.