UNA DECISIONE IMPORTANTE

Posted by Elisa Marini

Io sono Elisa, una ragazza di 25 anni, di Bussolengo, un paese in provincia di Verona, laureata in Scienze della Formazione Primaria, con una specializzazione nel campo dell’insegnamento e sostegno scolastico ai bambini disabili e due anni di esperienza lavorativa acquisita durante supplenze più o meno lunghe effettuate in varie scuole della mia provincia. Per quanto riguarda l’anno scolastico in corso ho preso una decisione piuttosto singolare ma che da tempo mi ribolliva dentro: dedicare un anno della mia vita per un’esperienza di volontariato in una terra di missione, magari nel mio campo lavorativo….ed eccomi qui a lavorare nella missione e nella scuola San Paolo, di Bissau, principalmente come insegnante ausiliare in una classe prima di scuola elementare, ma aperta anche al servizio missionario e pastorale. 
Non è stato semplice organizzarmi perché per concretizzare questo mio sogno ho dovuto risolvere  tante cosucce di carattere pratico: finire gli studi, adempiere alcune faccende burocratiche relative alla mia professione (es. compilare alcuni bandi di rinnovo graduatorie…), contattare la Compagnia Missionaria di Bologna e l’ente Guardare Lontano onlus per chiedere la disponibilità verso questa mia esperienza, e poi per organizzare meglio la mia permanenza qui…ma alla fine sono riuscita e l’esperienza ha potuto avere inizio.
Sono arrivata qui a Bissau il 25 luglio 2011, insieme ad un’altra missionaria portoghese, Bina, la quale permarrà in questa missione per un tempo più lungo rispetto al mio, e sono stata accolta dal personale missionario già presente da anni: Teresa, un’altra portoghese, Antonieta e Ivone, due missionarie guineensi, Felisberta e Nhamo, due ragazze guineensi in discernimento e formazione verso la vita di laiche consacrate missionarie…

La povertà della gente
Per quanto riguarda i rapporti con le mie coinquiline mi sono subito trovata molto bene: si è subito creato molto affiatamento ed aiuto reciproco, si sono subito dimostrate molto disponibili a parlare con me nei momenti in cui se ne è dimostrato il bisogno, si è subito creato un clima molto affiatato….Mi sono sentita  fortunata ad essere inserita in questo contesto multiculturale, poiché questo mi ha facilitata nell’aprirmi e nel conoscere il nuovo contesto in cui mi trovo inserita. 
L’impatto con la nuova realtà non è stato particolarmente duro (non era la prima volta che visitavo la Guinea Bissau, ma avevo avuto già l’occasione di conoscerla in altri due viaggi precedenti…), ma è stato comunque spiazzante: la povertà della gente è molta e mi sono subito resa conto che con le poche cose che avevo in valigia mi potevo già sentire tranquilla e di avere tutto ciò che era fondamentale per svolgere il mio servizio. Molte persone del posto si rivolgono alla missione in qualsiasi ora del giorno (anche in momenti un poco non adatti alla cosa, tipo durante il pranzo o durante il riposo pomeridiano…) a chiederti qualsiasi cosa…e molte volte ti senti incapace di poter risolvere le loro esigenze…A volte ti interroghi anche se queste persone che si rivolgono alla missione hanno un reale bisogno…. Anche i rapporti tra il personale missionario e le persone del posto sono un poco differenti da come si vive in Italia: ad esempio durante il giorno la porta della camera si lascia chiusa a chiave, per difendersi da qualche eventuale ladruncolo, in casa si fa entrare solo qualche persona particolarmente fidata, si fa attenzione a non lasciare cellulari e computer molto in vista, sempre per pericolo di furti….
La missione è di per sé un ambiente piuttosto sobrio, ma comunque anche quando qualche catechista o il guardiano entrano in sala da pranzo, si avverte una sensazione un poco di disagio poiché noi che abitiamo qui abbiamo da mangiare per tutti i giorni, abbiamo la luce elettrica prodotta da generatore, abbiamo l’acqua corrente, e possediamo molte cose… possiamo stare tranquille, mentre per loro non è così e mangiare a volte è una lotta quotidiana.  
La vita di missione prevede l’assenza di alcune comodità che avevo a casa mia, per esempio qui mancano molti elettrodomestici, come la lavatrice, e subito ho notato che a lavare ogni cosa a mano si impiega un sacco di tempo, a scapito di molte altre attività importanti che si hanno da fare durante la giornata, e quindi questa cosa mi ha subito portata a riflettere su come ottimizzare al massimo le ore di lavoro disponibili.
La luce elettrica qui non c’è ancora per 24 ore su 24 e spesso viene prodotta utilizzando il generatore della missione, che per economizzare un poco viene acceso solo per alcune ore della giornata, dalle 19.00 alle 22.30. Quindi durante questo lasso di tempo ci si trova a concentrare tutte le cosucce che richiedono necessariamente l’uso della corrente elettrica: utilizzare internet per leggere le notizie del telegiornale, per comunicare con parenti ed amici, per accendere la TV e vedere il TG locale, accendere i computer per produrre della documentazione importante per la scuola… stirare, ma anche cenare…e quindi alla fine alla sera resta poco tempo per parlare, perché tutte corriamo di qua e di là per sistemare le nostre cose…  
Poi anche il fatto di doversi affidare ai mezzi pubblici per spostarsi è un fattore di perdita di tempo quasi incredibile: qui sia i taxi che i toca-toca (una specie di pulmini pubblici per il trasporto urbano)….vanno ad una velocità molto lenta e per fare qualche chilometro ci si impiegano anche delle mezz’ore, senza contare il traffico, il fatto che la maggior parte delle persone del posto non ha una macchina propria e che quindi si affida pure lei al trasporto pubblico, che diventa molto affollato…
Il fare compere per il mangiare a volte è una lotta, e anche un’occasione per farsi mille risate: per molti prodotti ci si affida al supermercato, ma per altri, come ad esempio la frutta e la verdura, è indispensabile andare al mercato rionale, dove i prezzi non sono mai fissi e sempre si può contrattare (ed è quindi meglio farlo) per ottenere dei ribassi. A volte per non pagare più del dovuto è necessario crearsi dell’esperienza, perché qui ogni persona cerca occasioni per guadagnare quanto più possibile…e poi se sei anche straniero e bianco … sei praticamente fritto! 

Essenzialità e sobrietà
Poi anche nel vivere quotidiano qui in missione si utilizza uno stile di vita molto sobrio:  per andare a fare la spesa si parte sempre muniti di sacco in panno, si sta attenti a prendere solo lo stretto necessario, ed a volte anche si comparano i prezzi per prendere le cose più convenienti…in casa si utilizzano quasi tutti i giorni tovaglioli in stoffa, e solo alla domenica si  sostituiscono con quelli in carta, il nostro guardiano ha anche creato un’orto in una parte del nostro giardino, in modo da coltivare molta della verdura che in genere viene consumata in casa… Apprezzo molto questo modo di vivere…ma non penso di riuscire ad attuarlo in maniera così rigida anche in Italia…
La prima settimana della mia permanenza qui è stata dedicata ad un primo ambientamento nella nuova realtà. Successivamente, durante il mese di agosto, ho frequentato un corso di lingua criola, che è quella parlata nel quotidiano dalla gente (a differenza di quella ufficiale che è la lingua portoghese) organizzato dalla diocesi di Bissau, e rivolto al nuovo personale missionario e volontario presente sul territorio.  Il coso è durato per 5 settimane circa, dal lunedì al venerdì, e prevedeva alla mattina lezioni teoriche riguardo allo studio di questa lingua ed al pomeriggio conferenze su vari argomenti per acquisire una prima conoscenza riguardo alla realtà del posto (salute, istruzione, chiesa e religione, situazione politica, presenza significativa delle forze militari anche se la Guinea Bissau non è un paese belligerante….). Il corso era frequentato da poco più di una trentina di persone (per lo più preti e suore) provenienti da molti paesi del mondo (Italia, Spagna, Argentina, Brasile, Capo Verde, Kenia, Birmania, India, Bangladesh, Colombia, Messico, Romania…), le quali già conoscevano il portoghese, cosa che ha facilitato la comunicazione e lo scambio di esperienze sia lavorative in Guinea, sia personali e legate alle proprie origini…Questa è stata un’esperienza veramente molto arricchente, anche se di per sé molto concentrata in poco tempo….
Successivamente il mese di settembre da parte mia è stato dedicato alla preparazione personale  e professionale in vista dell’inizio delle lezioni (che poi è stato solo nel giorno 26 di  quel mese): lettura di qualche libro che avevo portato con me, riguardo alle  basi di pedagogia e didattica, ripasso delle regole grammaticali della lingua portoghese e della lingua criola, allenamento a parlare la lingua criola con le missionarie guineane che vivevano con me (inizialmente con pochi risultati positivi, ma poi con l’incontro quotidiano con i bambini ho colmato queste mie lacune…), presa visione dei libri scolari della prima classe, e del programma annuale che  sarebbe stato affrontato, produzione di alcuni materiali didattici che ritenevo utili, prima conoscenza con la mia futura collega, che poi sarebbe stata l’insegnante principale della classe, mentre io la sua aiutante…
Durante il mese di settembre mi trovavo molto a fantasticare riguardo al mio futuro lavorativo, visto che la riunione con i professori è stata fatta solo qualche giorno prima di iniziare le lezioni, ed ho sentito un poco la mancanza di alcune giornate di programmazione congiunta con il team docente, come è  di prassi fare qui in Italia. Ad esempio, adesso mi sto rendendo conto di aver prodotto alcuni materiali che non sono molto adatti ad essere utilizzati in classe, per via del metodo d’insegnamento differente utilizzato dalla mia collega, per via del contesto…ma in quel periodo iniziale avevo l’esigenza di produrre qualcosa per sentirmi utile, per fare qualcosa che mi sembrava significativo, per sentirmi un poco “professionale”….  
Finalmente, nel giorno 22 settembre, si è tenuta la riunione con i professori della scuola e con la direttrice, per decidere orari, per molti di loro anche la classe in cui avrebbero insegnato e la materia che avrebbero trattato, eventuali abbinamenti tra insegnante principale e maestro ausiliare (solo per quanto riguarda le classi dalla prima alla quarta), ed anche chi avrebbe lavorato nell’alfabetizzazione degli adulti. In quest’occasione ho potuto conoscere tutti i miei nuovi colleghi, che mi hanno accolta subito benissimo, ed anche fare qualche chiacchiera con loro relativa alla loro esperienza in questo contesto. Non vedevo proprio l’ora d’iniziare, mancava solo la presenza degli alunni ed il suono della prima campanella…ma tutto questo lo racconterò nella seconda parte della mia testimonianza….
A presto!
Io sono Elisa, una ragazza di 25 anni, di Bussolengo, un paese in provincia di Verona, laureata in Scienze della Formazione Primaria, con una specializzazione nel campo dell’insegnamento e sostegno scolastico ai bambini disabili e due anni di esperienza lavorativa acquisita durante supplenze più o meno lunghe effettuate in varie scuole della mia provincia. Per quanto riguarda l’anno scolastico in corso ho preso una decisione piuttosto singolare ma che da tempo mi ribolliva dentro: dedicare un anno della mia vita per un’esperienza di volontariato in una terra di missione, magari nel mio campo lavorativo….ed eccomi qui a lavorare nella missione e nella scuola San Paolo, di Bissau, principalmente come insegnante ausiliare in una classe prima di scuola elementare, ma aperta anche al servizio missionario e pastorale. Non è stato semplice organizzarmi perché per concretizzare questo mio sogno ho dovuto risolvere tante cosucce di carattere pratico: finire gli studi, adempiere alcune faccende burocratiche relative alla mia professione (es. compilare alcuni bandi di rinnovo graduatorie…), contattare la Compagnia Missionaria di Bologna e l’ente Guardare Lontano onlus per chiedere la disponibilità verso questa mia esperienza, e poi per organizzare meglio la mia permanenza qui…ma alla fine sono riuscita e l’esperienza ha potuto avere inizio. Sono arrivata qui a Bissau il 25 luglio 2011, insieme ad un’altra missionaria portoghese, Bina, la quale permarrà in questa missione per un tempo più lungo rispetto al mio, e sono stata accolta dal personale missionario già presente da anni: Teresa, un’altra portoghese, Antonieta e Ivone, due missionarie guineensi, Felisberta e Nhamo, due ragazze guineensi in discernimento e formazione verso la vita di laiche consacrate missionarie… La povertà della gente Per quanto riguarda i rapporti con le mie coinquiline mi sono subito trovata molto bene: si è subito creato molto affiatamento ed aiuto reciproco, si sono subito dimostrate molto disponibili a parlare con me nei momenti in cui se ne è dimostrato il bisogno, si è subito creato un clima molto affiatato….Mi sono sentita fortunata ad essere inserita in questo contesto multiculturale, poiché questo mi ha facilitata nell’aprirmi e nel conoscere il nuovo contesto in cui mi trovo inserita. L’impatto con la nuova realtà non è stato particolarmente duro (non era la prima volta che visitavo la Guinea Bissau, ma avevo avuto già l’occasione di conoscerla in altri due viaggi precedenti…), ma è stato comunque spiazzante: la povertà della gente è molta e mi sono subito resa conto che con le poche cose che avevo in valigia mi potevo già sentire tranquilla e di avere tutto ciò che era fondamentale per svolgere il mio servizio. Molte persone del posto si rivolgono alla missione in qualsiasi ora del giorno (anche in momenti un poco non adatti alla cosa, tipo durante il pranzo o durante il riposo pomeridiano…) a chiederti qualsiasi cosa…e molte volte ti senti incapace di poter risolvere le loro esigenze…A volte ti interroghi anche se queste persone che si rivolgono alla missione hanno un reale bisogno…. Anche i rapporti tra il personale missionario e le persone del posto sono un poco differenti da come si vive in Italia: ad esempio durante il giorno la porta della camera si lascia chiusa a chiave, per difendersi da qualche eventuale ladruncolo, in casa si fa entrare solo qualche persona particolarmente fidata, si fa attenzione a non lasciare cellulari e computer molto in vista, sempre per pericolo di furti…. La missione è di per sé un ambiente piuttosto sobrio, ma comunque anche quando qualche catechista o il guardiano entrano in sala da pranzo, si avverte una sensazione un poco di disagio poiché noi che abitiamo qui abbiamo da mangiare per tutti i giorni, abbiamo la luce elettrica prodotta da generatore, abbiamo l’acqua corrente, e possediamo molte cose… possiamo stare tranquille, mentre per loro non è così e mangiare a volte è una lotta quotidiana. La vita di missione prevede l’assenza di alcune comodità che avevo a casa mia, per esempio qui mancano molti elettrodomestici, come la lavatrice, e subito ho notato che a lavare ogni cosa a mano si impiega un sacco di tempo, a scapito di molte altre attività importanti che si hanno da fare durante la giornata, e quindi questa cosa mi ha subito portata a riflettere su come ottimizzare al massimo le ore di lavoro disponibili. La luce elettrica qui non c’è ancora per 24 ore su 24 e spesso viene prodotta utilizzando il generatore della missione, che per economizzare un poco viene acceso solo per alcune ore della giornata, dalle 19.00 alle 22.30. Quindi durante questo lasso di tempo ci si trova a concentrare tutte le cosucce che richiedono necessariamente l’uso della corrente elettrica: utilizzare internet per leggere le notizie del telegiornale, per comunicare con parenti ed amici, per accendere la TV e vedere il TG locale, accendere i computer per produrre della documentazione importante per la scuola… stirare, ma anche cenare…e quindi alla fine alla sera resta poco tempo per parlare, perché tutte corriamo di qua e di là per sistemare le nostre cose… Poi anche il fatto di doversi affidare ai mezzi pubblici per spostarsi è un fattore di perdita di tempo quasi incredibile: qui sia i taxi che i toca-toca (una specie di pulmini pubblici per il trasporto urbano)….vanno ad una velocità molto lenta e per fare qualche chilometro ci si impiegano anche delle mezz’ore, senza contare il traffico, il fatto che la maggior parte delle persone del posto non ha una macchina propria e che quindi si affida pure lei al trasporto pubblico, che diventa molto affollato… Il fare compere per il mangiare a volte è una lotta, e anche un’occasione per farsi mille risate: per molti prodotti ci si affida al supermercato, ma per altri, come ad esempio la frutta e la verdura, è indispensabile andare al mercato rionale, dove i prezzi non sono mai fissi e sempre si può contrattare (ed è quindi meglio farlo) per ottenere dei ribassi. A volte per non pagare più del dovuto è necessario crearsi dell’esperienza, perché qui ogni persona cerca occasioni per guadagnare quanto più possibile…e poi se sei anche straniero e bianco … sei praticamente fritto! Essenzialità e sobrietà Poi anche nel vivere quotidiano qui in missione si utilizza uno stile di vita molto sobrio: per andare a fare la spesa si parte sempre muniti di sacco in panno, si sta attenti a prendere solo lo stretto necessario, ed a volte anche si comparano i prezzi per prendere le cose più convenienti…in casa si utilizzano quasi tutti i giorni tovaglioli in stoffa, e solo alla domenica si sostituiscono con quelli in carta, il nostro guardiano ha anche creato un’orto in una parte del nostro giardino, in modo da coltivare molta della verdura che in genere viene consumata in casa… Apprezzo molto questo modo di vivere…ma non penso di riuscire ad attuarlo in maniera così rigida anche in Italia… La prima settimana della mia permanenza qui è stata dedicata ad un primo ambientamento nella nuova realtà. Successivamente, durante il mese di agosto, ho frequentato un corso di lingua criola, che è quella parlata nel quotidiano dalla gente (a differenza di quella ufficiale che è la lingua portoghese) organizzato dalla diocesi di Bissau, e rivolto al nuovo personale missionario e volontario presente sul territorio. Il coso è durato per 5 settimane circa, dal lunedì al venerdì, e prevedeva alla mattina lezioni teoriche riguardo allo studio di questa lingua ed al pomeriggio conferenze su vari argomenti per acquisire una prima conoscenza riguardo alla realtà del posto (salute, istruzione, chiesa e religione, situazione politica, presenza significativa delle forze militari anche se la Guinea Bissau non è un paese belligerante….). Il corso era frequentato da poco più di una trentina di persone (per lo più preti e suore) provenienti da molti paesi del mondo (Italia, Spagna, Argentina, Brasile, Capo Verde, Kenia, Birmania, India, Bangladesh, Colombia, Messico, Romania…), le quali già conoscevano il portoghese, cosa che ha facilitato la comunicazione e lo scambio di esperienze sia lavorative in Guinea, sia personali e legate alle proprie origini…Questa è stata un’esperienza veramente molto arricchente, anche se di per sé molto concentrata in poco tempo…. Successivamente il mese di settembre da parte mia è stato dedicato alla preparazione personale e professionale in vista dell’inizio delle lezioni (che poi è stato solo nel giorno 26 di quel mese): lettura di qualche libro che avevo portato con me, riguardo alle basi di pedagogia e didattica, ripasso delle regole grammaticali della lingua portoghese e della lingua criola, allenamento a parlare la lingua criola con le missionarie guineane che vivevano con me (inizialmente con pochi risultati positivi, ma poi con l’incontro quotidiano con i bambini ho colmato queste mie lacune…), presa visione dei libri scolari della prima classe, e del programma annuale che sarebbe stato affrontato, produzione di alcuni materiali didattici che ritenevo utili, prima conoscenza con la mia futura collega, che poi sarebbe stata l’insegnante principale della classe, mentre io la sua aiutante… Durante il mese di settembre mi trovavo molto a fantasticare riguardo al mio futuro lavorativo, visto che la riunione con i professori è stata fatta solo qualche giorno prima di iniziare le lezioni, ed ho sentito un poco la mancanza di alcune giornate di programmazione congiunta con il team docente, come è di prassi fare qui in Italia. Ad esempio, adesso mi sto rendendo conto di aver prodotto alcuni materiali che non sono molto adatti ad essere utilizzati in classe, per via del metodo d’insegnamento differente utilizzato dalla mia collega, per via del contesto…ma in quel periodo iniziale avevo l’esigenza di produrre qualcosa per sentirmi utile, per fare qualcosa che mi sembrava significativo, per sentirmi un poco “professionale”…. Finalmente, nel giorno 22 settembre, si è tenuta la riunione con i professori della scuola e con la direttrice, per decidere orari, per molti di loro anche la classe in cui avrebbero insegnato e la materia che avrebbero trattato, eventuali abbinamenti tra insegnante principale e maestro ausiliare (solo per quanto riguarda le classi dalla prima alla quarta), ed anche chi avrebbe lavorato nell’alfabetizzazione degli adulti. In quest’occasione ho potuto conoscere tutti i miei nuovi colleghi, che mi hanno accolta subito benissimo, ed anche fare qualche chiacchiera con loro relativa alla loro esperienza in questo contesto. Non vedevo proprio l’ora d’iniziare, mancava solo la presenza degli alunni ed il suono della prima campanella…ma tutto questo lo racconterò nella seconda parte della mia testimonianza…. A presto!