Guardare il mondo e dentro di noi

Posted by Laura Fumagalli


Testimonianza di una giovane che ha seguito per due anni il cammino di formazione dei volontari dell’Associazione Guardare Lontano

Carissime Paola e Orielda,
vi scrivo per spiegarvi quello che ieri le mie lacrime di emozione e di felicità hanno interrotto. È da un po’ che sento la necessità di spiegarvi quello che mi è successo in questi due anni, qual è stato il mio cammino e il perché ho rimandato la mia partenza.
L’incontro di ieri è stato davvero importante per me, è stato come la conclusione di un cammino e uno stimolo per comunicarlo anche a voi.

Scavare dentro e togliere le maschere
Sono passati più di due anni da quando Martina mi accompagnò a Brugherio per il mio primo incontro, se penso a ciò che ero quasi non mi riconosco. In questi due anni ho attraversato momenti bellissimi ma anche momenti di vera depressione. Ero arrivata all’Università carica di sogni, speranze, convinta di ciò che ero e ciò che volevo, e li ho conosciuto la persona che mi ha cambiato la vita, Ale. Uno scrittore definisce l’amore: “un coltello con cui scavi dentro te stesso” e lui per me è stato coltello e medicina.
Orielda, ieri dicevi che è difficile essere veri con qualcuno, che è faticoso ma che non c’è niente di più bello che coltivare un rapporto in cui non hai maschere, in cui sei te stessa…e, come dice Ale, parlare con l’altra persona e avere la sensazione di parlare come con se stessi.
Quello che mi è successo con lui, e che non mi era mai successo prima con nessuna altro, è stato quello di togliere quella maschera che mi ero messa da sempre e con tutti, una maschera che non mi permetteva essere me stessa, una maschera che mi negava la felicità dell’autenticità. Mi ha colpito ieri quando hai dato la definizione di autenticità: uno stretto rapporto tra ciò che sei e ciò che vuoi essere; per molto tempo ho confuso ciò che ero con ciò che volevo essere. E quando ami una persona e vuoi la sincerità totale devi fare i conti con te stessa, con ciò che sei.
Cosi è iniziato il mio cammino, un lento e difficile cammino in cui ho scavato dentro me stessa, e ciò che ho trovato non è stato sempre bello, ho preso consapevolezza dei miei limiti, delle mie difficoltà, dei miei difetti. Ale mi ha aiutato a capire il perché (è proprio vero che il bello della vita è il suo perché…), il perché di certi atteggiamenti, il perché di certe paure, insomma sono stati due anni in cui ho viaggiato dentro me stessa…non ho potuto fare foto(!!!) ma ho portato tanti bei souvenir: un po’ di sana autenticità, di vera consapevolezza, un pizzico di serenità nel guardarmi dentro, e tanta tanta voglia di crescere e capirmi. È stato difficile, molto, non posso negarlo, ma ora mi sento così serena in confronto… in fondo in fondo sono sempre io, confusionaria, pasticciona ma con tanta voglia di vivere…Ora sento di aver compreso tanti perché, ho tante risposte e più possibilità di capirmi.

Una lucina…
In questi anni di cambiamenti interiori, anni in cui mi guardavo dentro e vedevo un buio groviglio confuso e dai contorni non definiti, c’era una piccola lucina a volte offuscata dalla paura, ma che riusciva ad emergere sempre più forte: era la mia passione per l’Africa, sempre lì pronta a caratterizzarmi, sempre pronta a ricordarmi ciò che ero in fondo, ciò che mi rendeva davvero felice. L’Africa rappresenta per me non solo un’esperienza di volontariato bensì racchiude ciò che sono, ciò che desidero, i miei valori, la mia voglia di amore, la mia voglia di dare un senso particolare alla vita; rappresenta la mia scelta, una scelta di amore, amore puro, quell’amore che per me è Dio, la mia voglia di sentirmi parte di un mondo che tanto ti dà e tanto ti toglie, un mondo che si plasma dentro di te e ti fa vedere tutto con una luce diversa; rappresenta per me la soddisfazione di regalare un momento di felicità a qualcuno, il bisogno di condividere qualcosa di profondo e interiore, la voglia di esprimere se stessi e sentirsi accolti dall’altro.
Questo per me è anche l’essenza dei nostri incontri, anche se a volte non riesco a esprimere ciò che sento con le parole, quello che mi regalate non ha prezzo. Sono molto contenta di non essere partita prima per la Guinea, e credo di avere fatto per una volta una scelta saggia!
Quella mia confusione interiore non mi avrebbe permesso di aprimi completamente verso quel mondo, non mi avrebbe permesso di accogliere quelle emozioni dentro me, non c’era spazio per tanta luce!!

… e due finestre
Ieri ho notato che c’erano due finestre nell’incontro, una finestrella che rappresenta il logo di Guardare Lontano e la finestra di Johari. Queste due finestre rappresentano i nostri incontri e come credo siano stati pensati: una finestra per guardare il mondo e una per guardare dentro di noi. Per vivere pienamente l’esperienza dell’Africa devono essere aperte entrambe, perché la missione rappresenta per me l’unione di questi due mondi, quello esterno e quello interiore. Quello esterno  per riuscire ad accogliere l’altro con le sue diversità e le sue difficoltà; quello interiore  per riuscire ad interiorizzare ciò, per rielaborarlo, per permettere che l’esperienza diventi parte di te e contribuisca ad essere ciò che sei, che riesca a radicarsi in te.
Prima la mia finestra di Johari non era pronta ad aprirsi, non era pronta ad accettare quello che ero, non sapevo ciò che ero, non avevo un vero equilibrio, ma paradossalmente la finestra che mi permetteva di guardare lontano è sempre stata aperta: la voglia di conoscere persone diverse da me, la voglia di vedere posti lontani e di adattarmi a nuovi modi di vivere. Sono convinta che devono essere aperte entrambe quelle finestre per vivere pienamente questa esperienza e sono stata contenta di avere aspettato tanto, sono contenta perché ho pazientato in modo tale che ciò che vivrò sarà completo, sarà sereno, sarà ciò che ho da sempre sognato. Non so se sono riuscita a rendere l’idea…insomma le parole sono un po’ come una prigione per i sentimenti.
Ho chiesto ad Ale di accompagnarmi in questa avventura proprio perché ciò che abbiamo costruito non può prescindere da questa esperienza, perché ciò che sono è in gran parte racchiuso in questo mondo, l’Africa e i nostri incontri…il guardare lontano e dentro di noi.
Ciò che lui ha fatto per me è davvero tanto e questo è ciò che voglio regalare a lui: un’esperienza anzi no, un cammino che ci permette di unirci ancora di più, di conoscerci e di regalarci noi stessi…ognuno guida dell’altro e di se stesso…verso il mondo e verso noi stessi. E come dicevi  ieri, Orielda, impegnarsi per un rapporto sempre sincero…senza maschere. Di condividere anche con altre persone in grado di accoglierci e di ascoltarci.
Ieri mi sentivo la persona più completa del mondo con voi, con lui, con l’Africa e con me stessa.
L’incontro di ieri rappresenta la fine di un percorso, tortuoso e difficile che però mi ha regalato la luce per affrontarne un altro, un cammino che in fondo non avrà mai fine ma che è proprio bello per questo. Chi siamo davvero non lo sapremo mai…ma il cammino sarà ciò che ci renderà noi stessi…
Vi abbraccio fortissimo…
Vi ringrazio per tutto…perché ciò che ci regalate non è facile da trovare…e condividere questo con voi mi rende il cuore leggero e felice!! 
A presto.
Testimonianza di una giovane che ha seguito per due anni il cammino di formazione dei volontari dell’Associazione Guardare Lontano Carissime Paola e Orielda, vi scrivo per spiegarvi quello che ieri le mie lacrime di emozione e di felicità hanno interrotto. È da un po’ che sento la necessità di spiegarvi quello che mi è successo in questi due anni, qual è stato il mio cammino e il perché ho rimandato la mia partenza. L’incontro di ieri è stato davvero importante per me, è stato come la conclusione di un cammino e uno stimolo per comunicarlo anche a voi. Scavare dentro e togliere le maschere Sono passati più di due anni da quando Martina mi accompagnò a Brugherio per il mio primo incontro, se penso a ciò che ero quasi non mi riconosco. In questi due anni ho attraversato momenti bellissimi ma anche momenti di vera depressione. Ero arrivata all’Università carica di sogni, speranze, convinta di ciò che ero e ciò che volevo, e li ho conosciuto la persona che mi ha cambiato la vita, Ale. Uno scrittore definisce l’amore: “un coltello con cui scavi dentro te stesso” e lui per me è stato coltello e medicina. Orielda, ieri dicevi che è difficile essere veri con qualcuno, che è faticoso ma che non c’è niente di più bello che coltivare un rapporto in cui non hai maschere, in cui sei te stessa…e, come dice Ale, parlare con l’altra persona e avere la sensazione di parlare come con se stessi. Quello che mi è successo con lui, e che non mi era mai successo prima con nessuna altro, è stato quello di togliere quella maschera che mi ero messa da sempre e con tutti, una maschera che non mi permetteva essere me stessa, una maschera che mi negava la felicità dell’autenticità. Mi ha colpito ieri quando hai dato la definizione di autenticità: uno stretto rapporto tra ciò che sei e ciò che vuoi essere; per molto tempo ho confuso ciò che ero con ciò che volevo essere. E quando ami una persona e vuoi la sincerità totale devi fare i conti con te stessa, con ciò che sei. Cosi è iniziato il mio cammino, un lento e difficile cammino in cui ho scavato dentro me stessa, e ciò che ho trovato non è stato sempre bello, ho preso consapevolezza dei miei limiti, delle mie difficoltà, dei miei difetti. Ale mi ha aiutato a capire il perché (è proprio vero che il bello della vita è il suo perché…), il perché di certi atteggiamenti, il perché di certe paure, insomma sono stati due anni in cui ho viaggiato dentro me stessa…non ho potuto fare foto(!!!) ma ho portato tanti bei souvenir: un po’ di sana autenticità, di vera consapevolezza, un pizzico di serenità nel guardarmi dentro, e tanta tanta voglia di crescere e capirmi. È stato difficile, molto, non posso negarlo, ma ora mi sento così serena in confronto… in fondo in fondo sono sempre io, confusionaria, pasticciona ma con tanta voglia di vivere…Ora sento di aver compreso tanti perché, ho tante risposte e più possibilità di capirmi. Una lucina… In questi anni di cambiamenti interiori, anni in cui mi guardavo dentro e vedevo un buio groviglio confuso e dai contorni non definiti, c’era una piccola lucina a volte offuscata dalla paura, ma che riusciva ad emergere sempre più forte: era la mia passione per l’Africa, sempre lì pronta a caratterizzarmi, sempre pronta a ricordarmi ciò che ero in fondo, ciò che mi rendeva davvero felice. L’Africa rappresenta per me non solo un’esperienza di volontariato bensì racchiude ciò che sono, ciò che desidero, i miei valori, la mia voglia di amore, la mia voglia di dare un senso particolare alla vita; rappresenta la mia scelta, una scelta di amore, amore puro, quell’amore che per me è Dio, la mia voglia di sentirmi parte di un mondo che tanto ti dà e tanto ti toglie, un mondo che si plasma dentro di te e ti fa vedere tutto con una luce diversa; rappresenta per me la soddisfazione di regalare un momento di felicità a qualcuno, il bisogno di condividere qualcosa di profondo e interiore, la voglia di esprimere se stessi e sentirsi accolti dall’altro. Questo per me è anche l’essenza dei nostri incontri, anche se a volte non riesco a esprimere ciò che sento con le parole, quello che mi regalate non ha prezzo. Sono molto contenta di non essere partita prima per la Guinea, e credo di avere fatto per una volta una scelta saggia! Quella mia confusione interiore non mi avrebbe permesso di aprimi completamente verso quel mondo, non mi avrebbe permesso di accogliere quelle emozioni dentro me, non c’era spazio per tanta luce!! … e due finestre Ieri ho notato che c’erano due finestre nell’incontro, una finestrella che rappresenta il logo di Guardare Lontano e la finestra di Johari. Queste due finestre rappresentano i nostri incontri e come credo siano stati pensati: una finestra per guardare il mondo e una per guardare dentro di noi. Per vivere pienamente l’esperienza dell’Africa devono essere aperte entrambe, perché la missione rappresenta per me l’unione di questi due mondi, quello esterno e quello interiore. Quello esterno per riuscire ad accogliere l’altro con le sue diversità e le sue difficoltà; quello interiore per riuscire ad interiorizzare ciò, per rielaborarlo, per permettere che l’esperienza diventi parte di te e contribuisca ad essere ciò che sei, che riesca a radicarsi in te. Prima la mia finestra di Johari non era pronta ad aprirsi, non era pronta ad accettare quello che ero, non sapevo ciò che ero, non avevo un vero equilibrio, ma paradossalmente la finestra che mi permetteva di guardare lontano è sempre stata aperta: la voglia di conoscere persone diverse da me, la voglia di vedere posti lontani e di adattarmi a nuovi modi di vivere. Sono convinta che devono essere aperte entrambe quelle finestre per vivere pienamente questa esperienza e sono stata contenta di avere aspettato tanto, sono contenta perché ho pazientato in modo tale che ciò che vivrò sarà completo, sarà sereno, sarà ciò che ho da sempre sognato. Non so se sono riuscita a rendere l’idea…insomma le parole sono un po’ come una prigione per i sentimenti. Ho chiesto ad Ale di accompagnarmi in questa avventura proprio perché ciò che abbiamo costruito non può prescindere da questa esperienza, perché ciò che sono è in gran parte racchiuso in questo mondo, l’Africa e i nostri incontri…il guardare lontano e dentro di noi. Ciò che lui ha fatto per me è davvero tanto e questo è ciò che voglio regalare a lui: un’esperienza anzi no, un cammino che ci permette di unirci ancora di più, di conoscerci e di regalarci noi stessi…ognuno guida dell’altro e di se stesso…verso il mondo e verso noi stessi. E come dicevi ieri, Orielda, impegnarsi per un rapporto sempre sincero…senza maschere. Di condividere anche con altre persone in grado di accoglierci e di ascoltarci. Ieri mi sentivo la persona più completa del mondo con voi, con lui, con l’Africa e con me stessa. L’incontro di ieri rappresenta la fine di un percorso, tortuoso e difficile che però mi ha regalato la luce per affrontarne un altro, un cammino che in fondo non avrà mai fine ma che è proprio bello per questo. Chi siamo davvero non lo sapremo mai…ma il cammino sarà ciò che ci renderà noi stessi… Vi abbraccio fortissimo… Vi ringrazio per tutto…perché ciò che ci regalate non è facile da trovare…e condividere questo con voi mi rende il cuore leggero e felice!! A presto.